Vicende storiche varie e complesse hanno portato, nel corso dei secoli, allo stanziamento sul territorio dello Stato italiano di numerose comunità minoritarie, diverse per lingue, tradizioni culturali e condizioni socioeconomiche. Le comunità di lingua minoritaria, presenti in Italia, tradizionalmente vivono:
- nelle regioni di confine, dove partecipano una comune cultura e lingua con le popolazioni dall’altra parte del confine (valdostani, germanofoni, ladini, sloveni). Le aree del loro tradizionale insediamento godono di differenti livelli di autonomia amministrativa e queste minoranze fruiscono di differenti forme di tutela;
- altre comunità storiche sono disperse per tutto il territorio (arbëreshë/albanesi, greci, franco-provenzali, catalani, croati, occitani). La loro tutela appare difficile a causa della esiguità numerica, della dispersione sul territorio;
- in regioni specifiche, come nel caso della Sardegna e del Friuli Venezia Giulia. Nel primo caso, autonomia e diversità, che discendono dall’insularità e dalla condizione storica di isolamento, sono state alla base del riconoscimento del sardo come lingua da tutelare. In Friuli-Venezia Giulia la particolare autonomia rispetto ad altri sistemi italo-romanzi ha favorito l’identificazione del friulano fra le lingue minoritarie. (tratto da Le minoranze linguistiche in Italia nella prospettiva dell’educazione plurilingue, Annali della pubblica istruzione 5-6-2006).
Italia Lingue di Minoranza
Le minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge sono dodici: lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.