Università, la Ministra Fedeli ha firmato il decreto con i criteri di riparto
del Fondo di finanziamento ordinario 2017 da 6,9 mld
Attuata per la prima volta l’autonomia responsabile degli atenei
Via libera anche al decreto sul contingente per le assunzioni,
in aumento i punti organico
La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, ha firmato oggi il decreto con i criteri di riparto del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) delle università statali per il 2017 e quello relativo alla determinazione del contingente di personale (cosiddetti punti organico) che ciascuna università potrà assumere quest’anno. Si tratta dei due decreti annuali più importanti per il sistema universitario statale. I due provvedimenti sono stati trasmessi alla Corte dei Conti per l’apposita registrazione a seguito della quale saranno pubblicate anche tutte le tabelle relative alla ripartizione dei fondi ai singoli atenei.
“Il decreto con i criteri di riparto del Fondo di funzionamento conferma quanto precedentemente annunciato - sottolinea la Ministra Valeria Fedeli -. L’FFO sta risalendo, grazie agli interventi operati dal precedente governo e da quello attuale. E continuerà a farlo, anche nei prossimi anni, per tornare ai livelli del 2009, e quindi a circa 7,4 miliardi. Nella società della conoscenza Università e Ricerca sono settori chiave. Incremento delle risorse, interventi di ‘visione’ come quello sui Dipartimenti di eccellenza, sblocco di risorse per facilitare l’assunzione di ricercatrici e ricercatori sono misure concrete messe in campo in questi ultimi anni. Un solco lungo il quale intendiamo proseguire la nostra azione. Il 25 luglio scorso, ho incontrato al Miur i rappresentanti della Crui, la Conferenza dei rettori, proprio per lavorare insieme in questa direzione condividendo obiettivi e priorità. Una corretta programmazione di risorse e interventi normativi è essenziale per settori che parlano al futuro del Paese”.
L’FFO 2017
Complessivamente il Fondo di finanziamento ordinario 2017 si attesta a circa 6,982 miliardi di euro con un incremento di 62,5 milioni (+0,9%) rispetto all’FFO 2016. La somma delle tre quote principali del Fondo (quota base, quota premiale, fondo perequativo) è di 6,273 miliardi, con i quali viene assicurata ad ogni università una variazione minima o massima rispetto ai fondi ricevuti nel 2016 dentro l’intervallo del -/+ 2,5%.
In conformità con quanto previsto dalla normativa vigente, aumenta, rispetto all’anno 2016, l’incidenza della quota premiale, che è di circa 1,536 miliardi di euro pari, quest’anno, al 22% dell’FFO. Si mantiene stabile la quota ripartita secondo il criterio del cosiddetto costo standard (1,285 miliardi di euro), tenuto conto di quanto previsto dal decreto per il Sud attraverso il quale, anche a seguito di specifiche sentenze, si è intervenuti per disciplinare in modo coerente ed esaustivo la materia del costo standard.
Due le novità importanti previste per il riparto della quota assegnata su base premiale: accanto ai risultati della Valutazione della qualità della ricerca (VQR 2011-2014), che pesano quest’anno per il 60%, viene considerata anche la qualità delle politiche di reclutamento, che viene aggiornata tenendo conto della produzione scientifica dei soggetti reclutati dalle Università nel triennio 2014-2016. Quest’ultimo parametro pesa per il 20% nell’attribuzione della quota premiale. In questo modo s’introduce una valutazione dinamica delle politiche degli atenei nelle assunzioni degli anni precedenti.
Con il nuovo decreto, si dà attuazione, per la prima volta, a quanto previsto nella programmazione triennale ministeriale varata nel 2016: viene attuato il criterio dell’autonomia responsabile. Per la prima volta le variazioni di performance degli atenei sono valutate anche sulla base di due indicatori da loro scelti a fine 2016 in relazione a didattica, ricerca e internazionalizzazione. Agli atenei è stata data dunque per la prima volta la possibilità di ‘scommettere’ sulle loro peculiarità formative o di ricerca.
Aumentano i fondi, passando da 10 a 14 milioni di euro, destinati al cofinanziamento delle chiamate dirette e all’assunzione di soggetti non già appartenenti alla stessa università, con particolare attenzione al reclutamento di ricercatrici e ricercatori di tipo b). Coerentemente con gli impegni assunti dalla Ministra Fedeli per l’attuazione dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, aumentano anche i fondi per le studentesse e gli studenti, con riferimento al dottorato di ricerca (140 milioni di euro), all’orientamento pre-universitario (5 milioni di euro) e al sostegno delle politiche per le studentesse e gli studenti con disabilità (7,5 milioni di euro).
Il decreto provvede anche a distribuire alle università i 55 milioni di euro stanziati dalla legge di Bilancio che servono a compensare gli effetti della riduzione delle tasse universitarie con l’introduzione della no tax area, che consente a chi ha un Isee fino a 13.000 euro di iscriversi senza pagare le tasse e a chi si posiziona fra 13.000 e 30.000 euro di avere tasse calmierate.
Confermato, infine, l’impegno assunto a favore delle Università di Camerino e Macerata a seguito degli eventi sismici dello scorso anno.
Le facoltà assunzionali
Molto atteso il decreto che detta le facoltà assunzionali per il 2017 delle università. Il decreto prevede la distribuzione agli atenei di circa 1.526 punti organico (333 in più rispetto al 2016). Anche in questo caso, vengono sbloccate maggiori risorse per le università, grazie all’incremento del turn over nazionale dal 60% del 2016 all’80% del 2017. Ad ogni università, già a inizio anno, è stata assicurata una quota fissa di punti organico pari al 50% delle cessazioni dell’anno 2016. Con il decreto di oggi si completa il riparto del restante 30% della spesa complessiva a livello nazionale in base agli indicatori di bilancio di ogni ateneo, che tengono conto del livello di sostenibilità della spesa di personale e della situazione economico-finanziaria complessiva. Un sistema che consente di graduare le facoltà assunzionali degli atenei tra un minimo del 50% e un massimo del 110% delle proprie cessazioni dell’anno 2016. Nell’attesa che dal 2018 il turn over nazionale sia portato al 100%, si tratta di un’assegnazione importante per dare risposte al reclutamento di ricercatrici e ricercatori di tipo b) e alle aspettative di carriera dei soggetti valutati positivamente nella passata e nella nuova abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla docenza universitaria. Va infatti segnalato che si stanno svolgendo con puntualità le attività delle commissioni nazionali e del Ministero nel controllo degli atti e, con un mese di anticipo rispetto alle scadenze previste, nella pubblicazione dei risultati.