“L’Università italiana nell’Europa di domani”, a Roma esperti a confronto. Evento aperto da Gentiloni e Fedeli
L’Università italiana nell’Europa di domani. È stato il tema della giornata di discussione e confronto dedicata al futuro del nostro sistema accademico che si è svolta oggi a Roma presso il Centro Congressi “Angelicum”.
L’evento è stato aperto dagli interventi del Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, e della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
“Dobbiamo elevare la qualità educativa del nostro capitale umano - ha dichiarato il Presidente Gentiloni - per renderla all’altezza delle trasformazioni e questo interroga in modo acuto e stringente il nostro sistema universitario: abbiamo bisogno di più università se vogliamo reggere la sfida. Una delle misure di cui sono più orgoglioso in questa legge di bilancio è che noi decidiamo di assumere nelle università e negli enti di ricerca 1.611 nuovi ricercatori”.
“L’università deve tenere il passo con il mondo, come ha ricordato il Presidente Mattarella, e, aggiungo, deve aiutare tutto il Paese a tenere il passo - ha dichiarato la Ministra Fedeli - : a riconoscere, interpretare e governare i cambiamenti costanti che caratterizzano le società contemporanee. Le domande di fondo che voglio esplicitare subito come cornice di tutta la giornata sono allora: cosa l’Italia si aspetta dal sistema universitario? E come il sistema universitario può contribuire ad un futuro prospero, competitivo, sostenibile?”.
“Promuovere un’iniziativa del genere è per il Ministero un modo per assolvere alla propria responsabilità, senza evidentemente in alcun modo ledere l’autonomia degli Atenei, ma rivendicando una funzione di indirizzo che si è opacizzata e non è stata presentata con sufficiente coerenza e chiarezza. Dobbiamo, allora, allontanarci da questioni ed emergenze gestionali, pur importanti, per condividere un quadro d’insieme, una visione coerente del futuro, una mappa per i percorsi che dovremo seguire - ha proseguito la Ministra -. L’Università italiana esce da un decennio horribilis, caratterizzato da una forte crisi strutturale, di sistema e di obiettivi. Una crisi dimostrata anche dall’eccezionale produzione bibliografica e giornalistica al riguardo. Mai come in questi anni si sono espresse tante opinioni negative sul ruolo delle Università, da ogni parte, spesso in modo superficiale e senza riuscire a cogliere i veri punti di analisi e innovazione su funzione e importanza dell’università. Purtroppo, occorre dire che l’interesse che l’opinione pubblica ha rivolto all’Università si è concentrato sulle patologie, non sulle buone pratiche, sui pochi mali più che sulle tante virtù che il sistema italiano può legittimamente vantare. Non voglio con questo negare che ci siano mali o patologie da superare, ma questo va fatto dentro un’analisi seria e complessa, oltre che guardando in modo costruttivo ai cambiamenti che si possono adottare”.
“Abbiamo ascoltato le parole di fiducia del Presidente Gentiloni. Il Paese sta definitivamente uscendo dalla crisi. E alcuni indicatori obiettivi ci confortano anche rispetto all’Università. Come l’incremento delle risorse complessive, che sintetizzo con un solo numero: nel 2018, rispetto al 2015, anno peggiore dal punto di vista delle risorse, l’FFO tornerà a crescere circa del 6,4%, pari a quasi mezzo miliardo di euro in più; in questo incremento ricordo i fondi straordinari per l’assunzione dei ricercatori di tipo B, solo quest’anno 1.300 posti in più. Come una riduzione degli squilibri territoriali, senza rinunciare a una valorizzazione del merito. Abbiamo avuto alcuni primi e rilevanti interventi, negli ultimi tre anni, di apertura verso l’autonomia responsabile, con risposte molto positive delle Università; l’avvio di percorsi, su cui proseguire con decisione, di semplificazione di norme e procedure, incluse quelle che riguardano i percorsi di carriera, specie nel pre-ruolo; una politica improntata alla valutazione: con aspetti molto positivi, ovvero con obiettivi miglioramenti nella qualità e nella consapevolezza del posizionamento di ogni Ateneo, e qualche aspetto negativo, come la troppa enfasi su alcuni indicatori numerici e, forse, un conseguente appesantimento delle procedure. Nei prossimi giorni, non nei prossimi mesi, e su questo punterà il Ministero, verrà elaborato un documento concreto programmatico di analisi, riflessioni e proposte. Serve una scelta del Paese, senza la quale non c’è crescita e non si superano le diseguaglianze. È un tema di tutti, di ogni stakeholder. Ed è un tema di responsabilità politica. Responsabilità che c’è stata con le risorse previste dalla manovra, con una direzione chiara, ma non basta. È una direzione che va stabilizzata. Bisogna puntare sulla filiera della conoscenza, quindi sulla grande importanza dei nostri Atenei” ha concluso la Ministra.
Alla tavola rotonda della mattinata hanno partecipato: Gaetano Manfredi, Presidente Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane); Carla Barbati, Presidente Cun (il Consiglio universitario nazionale); Anna Azzalin, Presidente Cnsu (il Consiglio nazionale degli studenti universitari); Andrea Graziosi, Presidente Anvur (l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca). Moderatore, Marco Mancini, Capo Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca del Miur.
Nel pomeriggio si è svolta la discussione sulle relazioni del mattino, con gli interventi di: Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale; Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uil; Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria; Susanna Camusso, Segretaria generale Cgil; Maria Chiara Carrozza, Professoressa di Bioingegneria e Biorobotica; Maurizio Ferraris, Professore di Filosofia Teoretica; Andrea Cuccello, Segretario confederale Cisl Lazio; Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia. Moderatore del dibattito, Antonio Polito, Vicedirettore del Corriere della Sera. La giornata è terminata con le conclusioni della Ministra Valeria Fedeli.
L'iniziativa è stata organizzata dal Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca del Miur.