(Ancona, 21 febbraio 2024) In un caso delicato come quello dello studente del “Savoia-Benincasa” di Ancona, prima di ogni altro aspetto è preminente la preoccupazione per la salute e il recupero della serenità del ragazzo. È questo il principale interesse della scuola tutta (Ministero, Ufficio scolastico regionale, istituzioni scolastiche) nell’affrontare questa drammatica vicenda. Poi, in attesa degli esiti relativi alle indagini in corso da parte della magistratura, di cui è necessario attendere gli esiti, vi è l’esigenza di comprendere le reali motivazioni, sia occasionali che più profonde, quali cause del disperato gesto.
Infatti, non sono in questione l’operato di un singolo docente o un brutto voto, che peraltro non risulta neppure essere stato riportato nel registro elettronico, né una annotazione disciplinare, la cui esistenza non è mai stata negata dalla scuola, ma una problematica più ampia e ben più complessa che richiede l’analisi di un tessuto sensibilissimo di relazioni tra istituzione scolastica, studenti e studentesse e famiglie che va evidentemente esaminato, valutato e recuperato.
Certo non aiuta questo processo, in cui l’ufficio e l’istituzione scolastica sono peraltro già fattivamente impegnati, l’uso di modi e toni che sembrano diffamatori e scandalistici, né aggressioni gratuite ai singoli soggetti coinvolti. Analisi e commenti, sicuramente utili, opportuni e legittimi, ma più equilibrati nella loro esternazione
pubblica, potrebbero costituire un utile contributo per affrontare una vicenda dai significati umani e sociali così rilevanti.
Richiesta di pubblicazione integrale per diritto di replica all’intervento “La preside o l’insegnante. Una delle due è di troppo” pubblicato in data odierna (pagg. 1 e 39) a firma del direttore Giancarlo Laurenzi