In Italia se qualcuno non ha conoscenze sufficienti su Petrarca, viene considerato un ignorante. Ed è giusto che sia così.
Ma se qualcuno non sa come e perché avviene il passaggio di calore da un corpo caldo a un corpo freddo (la condizione del nostro essere in vita), il fatto non è considerato una mancanza grave.
Lo stesso vale per la matematica: la battuta “io di matematica non ci capisco niente” è l’ammissione di una carenza, ma non viene considerata una grave lacuna.
Una componente educativa essenziale
Un documento dell’Unione Europea ha affermato che le difficoltà di apprendimento della matematica non derivano da cause genetiche o di struttura mentale, ma dipendono essenzialmente dal modo in cui la matematica è insegnata.
Il Comitato per lo sviluppo della Cultura scientifica e tecnologica lancia e sostiene varie iniziative perché, nel nostro paese, l’apprendimento scientifico e l’arricchimento di conoscenze scientifiche e tecnologiche possano espandersi e vengano considerati una componente essenziale nell’educazione dell’essere umano.
Un diverso rapporto tra teoria e pratica
In Italia persiste uno squilibrio grave nell’idea di Cultura. Essa privilegia gli studi umanistico-letterari-storici rispetto a quelli scientifici e sottovaluta l’importanza di solide basi di cultura scientifica per lo sviluppo di ogni individuo.
La scienza è considerata un tema a parte, che non rientra nelle conoscenze di base necessarie a tutti.
A questo si aggiunge un atteggiamento di sufficienza nei confronti della tecnica, e con essa anche della pratica: solo la teoria è cultura, cioè il pensiero, inteso impropriamente come presentazione di regole generali.
Molti faticano a capire quanto lo svolgimento di un’attività, anche manuale, possa completare e arricchire le basi teoriche di ciascuno. Eppure un pianista pensa anche con le mani, e un pittore non può esprimere la sua arte senza usare le mani. E questo vale per tutte quelle attività in cui il rapporto tra teoria e pratica è indissolubile.